Santa Maria Capua Vetere (Caserta), 13 luglio 2010 (dal web) – Traffico illecito di rifiuti, falso e truffa: sono questi i reati ipotizzati dalla magistratura di Santa Maria Capua Vetere nell’ambito di un’inchiesta sfociata in quattordici ordinanze cautelare eseguite dai carabinieri del Noe (Nucleo Operativo Ecologico). I dettagli dell’operazione sono stati resi noti ieri nel corso di una conferenza stampa tenuta presso gli uffici giudiziari sammaritani dal procuratore aggiunto Luigi Gay il quale ha illustrato alcuni passaggi giudiziari che hanno consentito la scoperta dei reati ambientali in diverse regioni italianeNel corso dell’operazione sono stati anche sequestrati impianti di trattamento rifiuti nelle province di Caserta, Frosinone e Pistoia. Il blitz dei militari, in particolare, è scattato in sette regioni (Lazio, Campania, Marche, Umbria, Toscana, Puglia e Abruzzo). Gli indagati, secondo le indagini avviate dai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Napoli circa due anni fa, sono accusati di avere smaltito in maniera illecita rifiuti speciali e pericolosi non trattati in discariche, per pagare un prezzo minore rispetto a quello previsto. Il materiale – ha spiegato il Procuratore aggiunto Luigi Gay – avrebbe dovuto essere trattato nello stabilimento Pro.Gest di Gricignano d’Aversa, nel casertano, una struttura non in grado di smaltire correttamente, nelle forme disciplinate dalla legge, i rifiuti speciali anche pericolosi. La Pro.Gest, infatti dispone di un solo trituratore, ma non di vasche o compartimenti per separare e differenziare le varie tipologie di rifiuti, impianti per depurare e stabilizzare i fanghi e i liquidi nè linee per selezionare i metalli e le plastiche. La società, nonostante ciò, ha continuato a raccogliere commesse e a trattare scorie e rifiuti di ogni tipo – tra cui batterie esauste ma anche residui delle polveri utilizzate per spegnere gli incendi dei cassonetti nel periodo della’emergenza rifiuti a Napoli e in Campania che venivano mischiati a altri materiali e ricoperti da fango. Il ‘«mescolone», così chiamato dagli indagati, grazie alla documentazione falsa finiva nelle discariche di Roccasecca, in provincia di Frosinone e Morolo in provincia di Pistoia. I rifiuti in questo modo risultavano trattati e smaltiti grazie al codice Cer, che testimoniava lo smaltimento, in realtà mai avvenuto. Fanghi dei rifiuti venivano sparsi anche nei terreni delle campagne della provincia di Caserta. Tra i destinatari delle misure cautelari ci sono l’amministratore unico della Pro.Gest di Gricignano d’Aversa, Giuseppe Capece; il responsabile della logistica dell’azienda Domenico Buonincontri, considerato dagli inquirenti uno dei principali artefici del procedimento illecito; il responsabile della gestione della depurazione Marco De Gregorio, stretto collaboratore di Capece e Buonincontri all’interno dello stabilimento aversano; Guido Gostoli, responsabile dell’ufficio commerciale della società Gea Consulting s.r.l., con sede in Sambuceto di San Giovanni Teatino (Chieti), colui che – secondo gli investigatori – organizzava in giro per l’Italia dei carichi illeciti di rifiuti pericolosi e privi di trattamento provenienti dalla Pro.Gest. e da altre analoghe imprese; l’addetto alla logistica della Gea Davide Di Nicola ed Antonio Senatore, mediatore, con la funzione di intermediario nella gestione dei rifiuti per conto principalmente della Pistoiambiente s.r.l. e della Punto Ecologia.